Dopo le polemiche di chi lo ha accusato di apparire insofferente e fuori posto in The Kissing Booth 2, Jacob Elordi replica alle critiche.

In poche ore, The Kissing Booth 2 è esploso in tutto il mondo per una ragione o per l’altra. Primo praticamente ovunque su Netflix, il film con Jacob Elordi e Joey King è balzato all’attenzione degli utenti della piattaforma e non solo. La storia di Noah ed Elle si è conclusa con un cliffhanger cui è seguita la quasi scioccante notizia che un terzo capitolo del film sarebbe già stato girato. Nel contempo, le antipatie del web si concentravano ora sulla new entry Marco (Taylor Zakhar Perez) ora sul solito volto di Noah. In particolare è stato proprio Jacob Elordi a lasciare perplessa parte dei fan, convinti che l’attore non abbia dato il meglio di sé in The Kissing Booth 2.

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Già dalla pubblicazione del trailer, molti avevano notato una presunta insofferenza nella sua performance davanti alle telecamere.

Che l’interprete di Noah ne avesse abbastanza d’impersonare un banale prototipo del ragazzo perfetto? Da un lato, lui stesso ha manifestato di sentirsi lontano ormai da certe parti. Il che aveva anche fatto preoccupare che, se mai ci fosse stato un terzo sequel, avremmo potuto dire addio a Noah. Dall’altro, l’attore ha preso il toro per le corna affrontando un problema percepito chiaramente non solo dai fan ma da Elordi stesso, e perciò ancor più evidente sul piccolo schermo.

La replica di Elordi agli attacchi dei fan

Nel corso di una video-intervista ad Access, dunque, Elordi ha così motivato il suo atteggiamento:

“No, no, (non ero a scontento, ndr). Avevo solo una faccia infelicemente poco riposata!

Sapete cos’è? È che sono abituato a pensare un sacco, proprio una quantità folle e su roba ridicola. Ma penso anche che Noah sia un tipo un po’ lunatico. È un ragazzo particolare. Non se ne va in giro super felice. Perciò non ero infelice. Stanco sì, ma non infelice. Mi sono divertito un sacco”.

Jacob Elordi ha però ricondotto parte di quella stanchezza in The Kissing Booth 2 al suo stacanovismo. E in questo senso c’entrerebbero i ritmi allucinanti del lavoro in Euphoria

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