CG: Posso immaginare che realizzare Domino sia stato la riuscita perfetta non solo di duro lavoro ma anche di un sogno: cosa non deve mancare, oltre alla motivazione, assolutamente a chi sente con forza il desiderio di realizzare un proprio sogno?
EU: Oltre alla motivazione, che nasce dal confronto personale con la sconfitta, la mia visione è piuttosto cinica: secondo me ci vuole tanta, tanta fortuna. C’è da ricordare, però, che la parte bella del sogno, della vita è il percorso per arrivare all’obiettivo.
CG: Hai altri progetti in cantiere o in mente per il prossimo futuro? Quali sono le tue aspettative?
"Se fosse una commedia romantica" - Scopri di più sul romanzo del momento.EU: Premetto che molto probabilmente, questo sarà l’ultimo lavoro che farò autoproducendomi. Vorrei cercare una scuola che mi stia dietro e che mi aiuti con un apparato produttivo alle spalle a realizzare qualcosa di superiore, perché per fare un salto di qualità ci vogliono delle persone con capacità superiori alle mie a cui delegare dei compiti che finora ho ricoperto io. Di progetti ne ho, tantissimi. C’è una sceneggiatura che mi piacerebbe diventasse un film, ma sicuramente non ho intenzione di lavorare da solo: se valgo qualcosa, ci saranno persone capaci di far fruttare le mie idee, altrimenti continuerò a cercare. So che però non potrò fare solo lavori estremi e borderline come questo lavoro: non ho mai avuto un mentore, ho imparato molto da autodidatta. Quello che ho sempre cercato è un mentore che mi insegni l’arte e il mio mestiere e mi aiuti a migliorare.
Edoardo Ulivelli presenterà il corto Domino allo Studio Alfieri di Firenze, domenica 13 novembre
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