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365 Days Netflix Michele Morrone

Cinema e Celebrity

365 Days di Netflix sotto accusa: ‘Commercializza mercato del sesso e stupro’

Niccolo Maggesi | 2 Luglio 2020

Netflix

La cantante britannica Duffy mette sotto accusa il film di Netflix 365 Days con Michele Morrone: “Colora di fascino il […]

La cantante britannica Duffy mette sotto accusa il film di Netflix 365 Days con Michele Morrone: “Colora di fascino il mercato del sesso e lo stupro”.

Il film ad alto contenuto erotico 365 Days è diventato un vero e proprio fenomeno internazionale. Uscito prima in alcune parti d’Europa (è originario della Polonia) e poi nel resto del mondo, è approdato in Italia a giugno balzando incredibilmente in cima alla classifica di visualizzazioni su Netflix. Il protagonista maschile, Michele Morrone, ha sbancato in tutto il mondo attirando l’attenzione della stampa soprattutto americana.

Oggi però la pellicola, che come il suo fratello più anziano Cinquanta sfumature s’ispira a una saga letteraria, è finita nel mirino della cantante Duffy. Poche settimane fa quest’ultima, attraverso il suo sito ufficiale, ha svelato di essere una vittima di violenze e stupro. L’annuncio ha lasciato sotto choc i fan, che peraltro non sentivano parlare di lei da tempo. La cantante, che ha spesso collaborato anche con colleghe del calibro di Adele, non pubblica infatti un disco dal lontano 2010. In Italia ha avuto discreto successo con hit come Mercy o Stepping Stone.

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Anziché tornare in sala d’incisione, l’interprete ha preferito esternare la sua opinione intorno all’uscita e la produzione di un film come 365 Days, distribuito da una piattaforma a impatto planetario come Netflix. La visione della pellicola l’ha colpita fino al punto da indurla a indirizzare una lunga lettera direttamente a Reed Hastings, proprietario di Netflix.

Duffy accusa 365 Days: “Netflix non ignori il problema”

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Al suo interno Duffy insiste sul fatto che progetti cinematografici o televisivi come 365 Days spettacolarizzerebbero la mercificazione sessuale e lo stupro. Appellandosi alla drammatica esperienza che ha dichiarato di aver vissuto, e durante la quale sarebbe stata drogata, rapita e stuprata, Duffy scrive quanto segue:

“Non so veramente cosa pensare o fare, se non contattarti e spiegarti in questa lettera com’è stato irresponsabile da parte di Netflix promuovere il film ‘365 Days’… ‘365 Days’ rende affascinante la cruda realtà del traffico sessuale, dei rapimenti e dello stupro.

Questa non dovrebbe essere l’idea di intrattenimento per nessuno, o almeno non dovrebbe esserlo una simile descrizione della cosa, o non dovrebbe essere commercializzata in questo modo.

Scrivo queste parole (che non posso credere di scrivere nel 2020, con la speranza e il progresso che abbiamo ottenuto negli ultimi anni) come una delle 25 milioni di persone attualmente stimate al mondo che vengono sfruttate sessualmente…

Non riesco a immaginare che Netflix possa ignorare quanto tutto ciò sia incurante, insensibile e pericoloso. Ha persino spinto alcune giovani donne, di recente, a chiedere gaiamente che Michele Morrone, l’attore protagonista nel film, le rapisse.

Come interpretare le parole della cantante

È chiaro che nessuno può permettersi di giudicare la reazione di Duffy, di fronte a un film che come può accadere a chiunque ha risvegliato in lei brutti ricordi. Tuttavia non si può neppure passare sopra al fatto che un’opera (di qualsiasi forma e consistenza si tratti) resta quello che è: un prodotto dell’ingegno, dell’immaginazione, della fantasia e nulla più.

Per quanto veicoli messaggi di varia natura, esiste un patto non scritto tra il fruitore di quell’opera e l’opera stessa o il suo creatore, secondo cui immergersi nell’esperienza artistica provoca una momentanea sospensione della realtà, suscita emozioni talvolta estatiche talvolta brutali, ma limitate alla contemplazione stessa. Terminata questa, la realtà torna a prendere il sopravvento su di noi. Lo stesso deve ovviamente accadere dopo la visione di 365 Days, che altri non è che un film erotico nemmeno più spinto di altri.

Non si può accusare una pellicola del genere di avere un potere trascinante. Almeno non più di quel che potrebbe aver avuto (ma con quale durata, poi?) Cinquanta sfumature. Film come 365 Days non spettacolarizzano la violenza, piuttosto sdoganano i giochi di ruolo in camera da letto. Un tabù che ancora oggi rimane molto difficile da sfatare.