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Spider-Man Homecoming: Tom Holland, il miglior Peter Parker di sempre – Recensione

Redazione | 5 Luglio 2017

Peter Parker è tornato con l’attesissimo Spider-Man Homecoming. Ecco la nostra analisi del nuovo film Marvel con protagonista Tom Holland. […]

Peter Parker è tornato con l’attesissimo Spider-Man Homecoming. Ecco la nostra analisi del nuovo film Marvel con protagonista Tom Holland.

A cura di Laura Grossi

2008: New York si è appena ripresa dai fatti tragici che l’hanno sconvolta in seguito all’arrivo dei Chitauri sulla Terra.
Gli Avengers hanno vinto, la Stark Tower è distrutta e i resti delle tecnologie aliene sono ancora sparsi per la città.
Qui, conosciamo Adrian Toomes, proprietario di una piccola ditta di riciclo materiali di recupero, che viene allontanato dal Governo, in modo tale che né lui né i suoi collaboratori possano avere più accesso alle tecnologie aliene, le quali verranno requisite dalle Stark Industries.
Toomes, per nulla d’accordo, ruba un pezzo di tecnologia aliena e finge di arrendersi al volere del Governo, chiaramente meditando vendetta.

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2016: il salto temporale ci porta a rivivere parte di Civil War grazie all’occhio della fotocamera del telefono di Peter Parker, esaltato all’inverosimile per essere entrato a far parte della squadra degli Avengers, su richiesta di Tony Stark. Grazie alle sue riprese rivediamo la scena del combattimento all’aeroporto fra le due fazioni capitanate da Iron Man e Captain America e seguiamo Peter anche nel post Civil War, con Happy Hogan, braccio destro di Tony Stark, che si ritrova a fargli da babysitter.
Una volta conclusesi le vicende di Civil War, Tony riporta Peter a casa, nel Queens, e gli lascia il costume, promettendolo di chiamarlo qualora ci fossero nuove minacce.

Oggi: ritroviamo un Peter Parker decisamente annoiato che si ritrova a pattugliare il quartiere per ingannare il tempo, causando più disastri che altro. Passa gran parte del suo tempo a controllare che non ci siano messaggi da parte del Signor Stark o da parte di Happy Hogan, i quali sono alle prese con il trasloco di materiali e tecnologie dalla Stark Tower alla nuova base degli Avengers e poco si curano del giovane Peter.
La vita del ragazzo procede quindi tranquillamente, fra cotte da liceali e pomeriggi passati con Ned Leeds, il suo migliore amico, che ben presto scopre la sua vera identità e desidera comunicarla al mondo.

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La svolta nella vita di Peter, però, avviene quando, notando movimenti strani in un bancomat, decide di intervenire. I delinquenti sono in possesso di armi mai viste prima, non convenzionali e apparentemente di origini aliene.
Dopo questo primo incidente che altro non sembrava se non una semplice rapina in un bancomat, la situazione precipita nel momento in cui Peter viene invitato dalla bella Liz ad una festa in casa, ma ben presto si ritrova a doversi mascherare per capire l’origine di un’esplosione che avviene a pochi isolati di distanza.
Parker scopre così che ci sono persone che commerciano pezzi delle vecchie tecnologie aliene dei fatti di New York del 2008, di nascosto dal Governo. Cercando di capirci qualcosa in più si mette ovviamente nei guai, rischiando anche la vita per colpa di un individuo che si presenta in zona con un esoscheletro tecnologico particolare che lo rende simile ad un avvoltoio, il quale lo cattura e lo getta nel fiume.
Salvato dall’armatura di Tony Stark, Peter viene sgridato e gli viene detto di non compiere azioni impulsive che potrebbero portarlo a causare ulteriori disastri.

Da questo momento in poi si comincia ad avvertire una netta frattura tra il giovane Parker e Tony Stark, figura quasi “paterna” che compare solo in alcuni momenti del film come mentore per cercare di portarlo sulla retta via e lontano dai guai.

Peter capisce perfettamente che c’è qualcosa che non va, che esiste un traffico di tecnologie aliene potenzialmente pericoloso al cui comando c’è qualcuno di ancora più pericoloso, l’Avvoltoio, ma non viene ascoltato da Stark.

Gli eventi precipitano quando Parker, seguendo un localizzatore piantato addosso agli scagnozzi dell’Avvoltoio, riesce a seguirli fino a Washington, usando come scusa la partecipazione con i compagni di classe al Decathlon scolastico.

Qui riesce a capire quale sia il loro piano: rubare tecnologie aliene dal Damage Control, magazzino in cui sono stipati i resti degli eventi di New York 2008, e rivenderli al miglior prezzo. Proprio qui si rende conto della pericolosità degli oggetti che lo circondano e cerca di avvisare il suo amico Ned che il pezzo di tecnologia aliena che avevano trovato tempo prima in realtà è una bomba.
Troppo tardi, il congegno che si trova nello zaino di Ned causa un’esplosione e provoca gravi danni all’ascensore in cui si trovano i compagni di classe di Peter, saliti in visita all’Obelisco di Washington dopo aver vinto il Decathlon senza di lui, in quanto rimasto chiuso nel bunker.
La narrazione dedicata a Parker si alterna a quella rivolta ad Adrian Toomes, deciso a rubare, utilizzare e commerciare pezzi di tecnologia aliena per guadagnare abbastanza soldi da poter garantire una vita agiata a sé e alla sua famiglia e cercando di costruire armi che possano opporsi a quelle aliene in caso di un ritorno dei Chitauri o di altre creature aliene sulla Terra. Il Villain, che si fa chiamare Avvoltoio, è ben caratterizzato, espressivo, ha le idee ben chiare su ciò che vuole e come fare per ottenerlo. Prende spessore scena dopo scena, non rimanendo un cattivo qualunque abbandonato sullo sfondo.
Grazie anche all’aiuto di Ned Leeds, Peter riesce a risalire ad un certo Aaron Davis, che era stato salvato da Peter quando questi aveva scoperto per la prima volta dell’esistenza del traffico di armi. Deciso a capirci qualcosa di più va a parlargli, ottenendo informazioni importanti in merito ad una compravendita di armi che sarebbe avvenuta a bordo del traghetto per Staten Island.
Le cose, però, precipitano quando Peter, da solo, cerca di fermare i trafficanti. Una delle armi impazzisce e crea danni strutturali al traghetto, il quale rischia di aprirsi a metà e affondare, se non fosse per l’aiuto improvviso di Tony Stark, che arriva sotto forma di Iron Man e sistema la situazione.

Tony, arrabbiato per l’impulsività di Peter, decide di togliergli il costume da Spider-Man, cercando di responsabilizzare il ragazzo.
Dopo il trauma iniziale e la sensazione di sentirsi nudo senza il proprio costume, Peter comincia a vivere la vita da adolescente qual è, tra giornate passate con il suo amico Ned e la ricerca disperata di trovare un po’ di coraggio per avvicinare la ragazza che gli piace tanto, Liz.
Le cose sembrano andare per il meglio nel momento in cui lei accetta di andare al ballo “Home-Coming” con lui, fino a quando Peter non va a prendere Liz a casa e conosce suo padre…

Da questo momento in poi il film subisce un’accelerata incredibile, i fatti si susseguono in un continuo climax ascendente di tensione e adrenalina. Peter si ritrova a dover compiere delle scelte difficili per un adolescente lasciato da solo anche da coloro che avrebbero dovuto fargli da spalla – leggi Avengers – e quasi ci sembra di sentire la voce di zio Ben, il quale ci ricorda che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
Viversi il ballo di fine anno come ogni adolescente spensierato oppure deludere ancora una volta le persone che gli sono accanto per cercare di fare la cosa giusta?
Un dilemma che appesantisce il cuore di Peter ma che non gli impedisce di compiere la scelta giusta e di rivelare, non solo a se stesso, ma anche a chi non credeva in lui, ciò che è davvero capace di fare.

Fin dalle prime scene del film possiamo notare come l’atmosfera sia rilassata e gioviale. Peter è un ragazzo allegro, spensierato, esaltato dall’idea di fare il supereroe e volenteroso nell’aiutare il prossimo.
Questo Peter Parker è uno Spider-Man giovane, molto più giovane rispetto a quello impacciato e serio di Tobey Maguire o a quello dinamico e furbo di Andrew Garfield.
Tom Holland è a dir poco perfetto, ventenne che si cala perfettamente nei panni di un quindicenne alle prese con gli amici e le prime cotte, che cerca di dare tutto se stesso per la causa degli Avengers, credendoci davvero ma venendo anche lasciato solo, forse troppo spesso.

I supereroi tanto adorati e osannati ci sono e non ci sono.
Iron Man compare poche volte e quando lo fa è per cercare di contenere la sua adrenalina, dicendogli di non intromettersi in fatti più grandi di lui. Forse pretesa fin troppo irrealistica vista la giovane età di Parker e la portata degli eventi che gli si presentano spesso sotto il naso, volente o nolente. Tanto amato nei film dedicati interamente a lui, in Homecoming risulta faticoso da digerire e apprezzare, cosa forse dovuta a poche scene in cui compare, ma ben più probabile a causa del ruolo marginale e di sola critica nei confronti del ragazzo.
Captain America appare per pochi minuti e solamente da dietro uno schermo.
Gli altri Avengers praticamente non esistono, vengono solamente citati o vengono citati oggetti a loro appartenenti.
Strano comunque che a New York avvengano fatti insoliti legati a tecnologie aliene e che nessuno se ne occupi, se non per criticare l’operato di Parker che, seppur disastroso, è comunque meritevole di lode in quanto cerca di cambiare la situazione e di capirci di più di quello che sta succedendo.
È evidente come ci sia mancanza di comunicazione tra Tony Stark e Peter Parker nel momento in cui Tony dice di aver avvisato i Federali del possibile traffico di armi che sarebbe avvenuto a bordo del traghetto ma non avvisa lo stesso Peter, colui che per primo ha scoperto di queste attività illecite nel Queens.
In fondo, Peter decide di intervenire perché sembra che a nessun altro importi, tranne che a lui.
Iron Man, ogni volta che compare sullo schermo, lo fa per criticare Peter e per sistemare situazioni disastrose in cui il ragazzino si è cacciato. Una specie di surrogato dello Zio Ben, molto più giovane e capace di sole critiche, senza quell’amore paterno necessario alla sua crescita. Non si può lasciare un adolescente da solo con un costume da milioni di dollari e pretendere che non lo usi.
Se da una parte la figura di Iron Man non è per nulla ingombrante, dimostrando come sia davvero un film interamente dedicato a Spider-Man, dall’altra risulta antipatica e fastidiosa nei pochi momenti in cui compare.

Un aspetto molto divertente del film, invece, si è creato per questa sorta di parallelismo fra Spider-Man e Deadpool in due momenti particolari.
Il primo, nelle pose, seduti entrambi con le gambe a penzoloni nel vuoto. Impossibile non paragonarli.
Il secondo, grazie alla citazione del film Ferris Bueller’s Day Off che, se in Deadpool ne ha caratterizzato il finale, qui si presenta di sfuggita con Ferris che corre, esattamente come fa Peter.

Film dal ritmo e dalle battute incalzanti, non annoia praticamente mai, se non in brevi momenti a metà film ma riesce a riprendersi subito. Il cattivo è un vero Cattivo con la C maiuscola, ben caratterizzato e approfondito. Michael Keaton, che nell’immaginario collettivo è stato prima Batman e poi Birdman, riesce quasi a far dimenticare i ruoli precedenti per dimostrare a tutti quanto sia un Avvoltoio eccezionale.
I fan di Spider-Man, se negli anni sono rimasti delusi dai precedenti film – e a ragione -, qui verranno solleticati da diversi Easter Egg dedicati al Marvel Cinematic Universe, ai fumetti degli anni 60/70 e indizi che confermano una continuazione della narrazione dedicata a Tom Holland, il miglior Peter Parker mai visto sinora.

Le notizie non sono finite qui.

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