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News e anticipazioni

Marianna Di Martino: Incastrati, Ficarra e Picone e la forza della leggerezza (INTERVISTA)

Stefano D Onofrio | 6 Marzo 2023

Interviste

Marianna Di Martino torna su Netflix con Incastrati 2, serie tv diretta e creata da Ficarra e Picone: ecco cosa ci ha raccontato

Marianna Di Martino a Ciak Generation

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Incastrati 2 – © Netflix

Marianna Di Martino parla della sua esperienza in Incastrati quasi esprimendo un senso di gratitudine nei confronti di Ficarra e Picone. L’attrice catanese è tornata lo scorso 2 marzo su Netflix con la seconda stagione della serie scritta e diretta dal duo comico. Nella serie Marianna veste i panni del vicequestore Agata Scalia, per cui Valentino (il personaggio interpretato da Picone) ha una cotta sin dal liceo.

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Nel corso dell’intervista rilasciata a Ciak Generation la Di Martino ha ribadito con forza l’estrema importanza di serie come Incastrati e ha fatto un plauso onesto al lavoro dei due comici, che sono riusciti a raccontare un argomento ostico come la mafia con un’ironia intelligente senza però mai diventare superficiali.

Marianna Di Martino ci ha poi parlato di una scena in particolare che l’ha particolarmente commossa e di come è stato recitare in Sicilia, un’esperienza da “straniera nella sua terra”.

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Ecco cosa ci ha detto.

D: Nel finale della prima stagione assistiamo a un bacio tra Agata e Valentino. Come evolverà la loro relazione?

R: La seconda stagione riprende esattamente dove ci ha lasciato la prima. Valentino ha promesso di andare a vivere con Agata e i due si stanno prendendo del tempo per attendere che il figlio di lei arrivi in Sicilia in modo tale da poter fare una presentazione il più naturale possibile. Da un punto di vista personale questa sarà la sfida più grande per Agata e Valentino.

D: C’è un altro elemento però nel loro rapporto che è la mamma di Valentina, piuttosto invadente…

R: La convivenza sarà ostacolata da due fuochi: dal lato di Agata il figlio Robertino, che pensa che la madre meriti molto di più di Valentino; dall’altra parte c’è la madre di Valentino che pensa che lui meriti molto di più di Agata. C’è questo contrappunto di queste due forze. Per tutta la seconda stagione conosciamo nuove sfaccettature di Agata, perché assumerà anche il ruolo di “quella là” per la suocera. In qualche modo fa da specchio a tutto ciò che ha dovuto subire Salvo (interpretato da Ficarra, ndr) durante la prima stagione.

D: Agata è una donna al potere, determinata e risoluta. Ti somiglia in questo?

R: Agata mi somiglia molto. Sono la tipologia di donna che nel momento in cui le cose si fanno più dure fa un passo avanti e si prende delle responsabilità, divento risolutiva e risoluta.

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Incastrati 2 – © Netflix

D: Tu sei catanese e Incastrati è stato girato interamente in Sicilia. Quanto è stato bello poter lavorare nella tua terra?

R: È stata un’esperienza davvero particolare perché è stato come essere straniera nella mia terra. Io sono catanese e tutta la serie è stata girata nel palermitano e in alcune zone di Trapani, parti della Sicilia che io conoscevo in maniera superficiale. Ho scoperto perché esiste questa annosa diatriba tra palermitani e catanesi e mi sono data una risposta: è perché siamo identici.

Sentivo parlare la mia lingua ma in un modo leggermente diverso. Sentivo storie che come tematiche mi appartenevano ma con dettagli nuovi. È stato un viaggio nel viaggio ed è stata tutta una ricchezza in più che ho portato con me. Ha avuto molto impatto su di me anche il vivere e lo studiare il discorso dell’antimafia. Da catanese mi sono resa conto di avere delle gigantesche lacune.

D: Incastrati racconta la mafia in una maniera diversa rispetto al solito. Utilizza una chiave ironica quasi beffarda per raccontare ciò che avviene all’interno del clan. Anche gli stessi soprannomi dei vari affiliati sembra una presa in giro (ad esempio Cosa Inutile). Quanto pensi sia importante affrontare questo argomento in un questa modalità?

R: Penso che sia ancora importante e necessario che si continui a parlare di mafie. La mafia cambia continuamente forma ed è difficile che le nuove generazioni, che non hanno vissuto in prima persona le stragi, si rendano conto come si è arrivati alla mafia invisibile che c’è adesso.

Ci sono dei riferimenti reali e aderenti alla realtà. Raccontare in questo modo questo argomento amplifica in maniera esagerata il bacino di pubblico che dovrebbe parlare e sentir parlare di mafia. Noi abbiamo bisogno di più modi possibili per parlare di mafia. Viva Ficarra e Picone che riescono a trovare il modo di farci fare una risata e di rendere il discorso più sopportabile.

Una scena molto toccante è quella del monologo fatto dal procuratore, interpretato da Leo Gullotta. Viene citato direttamente Paolo Borsellino e dietro, dentro una teca, c’è la macchina della strage. È stata una scena che mi ha fatto venire la pelle d’oca. Loro lo chiamano tributo, io lo chiamo grido di giustizia.

D: Com’è lavorare al fianco di Ficarra e Picone? Ci sono stati dei momenti in cui non sei riuscita a rimanere centrata?

R: Sono stata continuamente sulle montagne russe. La maggior parte del tempo, in quanto Agata, mi trovavo in uno stato emotivo serio e drammatico. Avevo quei 5 secondi per raccogliermi prima del ciak e poi dopo lo stop succedeva puntualmente qualcosa per cui scoppiavo a ridere. Ficarra e Picone sono dei generatori automatici di risata. Sono esattamente come li vedete e in più hanno un’enorme professionalità e un grandissimo sapere. Sono incredibilmente tecnici, molto più di quanto ci si possa immaginare.

D: In passato hai lavorato in una serie della CBS, che si intitolava Blood & Treasure. Com’è lavorare in un set americano? Che differenze ci sono con quelli italiani?

R: La differenza più grossa è quella del numero di persone coinvolte su un set. Sono un esercito! Il livello di controllo e previsione di cosa può accadere è incredibile. Per contrappunto in Italia c’è più fluidità e più respiro per l’attore, il nostro è un mestiere che ha una forma nel momento in cui ci danno l’azione.

D: Ti piacerebbe ripetere questa esperienza? Se sì, con quale produzione internazionale attualmente in onda?

R: È una domanda molto complicata. Già solo la possibilità di recitare in un’altra lingua è qualcosa che mi entusiasma. Di recente ho visto un monologo teatrale interpretato da Jodie Comer, che si chiama Prima Facie. È straordinario il testo ed è straordinaria la regia.

D: La tua serie tv preferita?

R: La prima serie tv che mi viene in mente è Breaking Bad. Per me costituisce un anno domini. Ha cambiato la struttura narrativa, ha rivoluzionato il modo di raccontare.