Sì, perché il dato più significativo dopo il salto in Return to Roanoke sta nell’intuizione di togliere vigore agli spiriti della tenuta dei Miller, riducendoli a spettri dai volti anonimi e a involucri vuoti, per trasferire invece tutta la loro personalità nelle donne e negli uomini autentici del nuovo crudele ma realistico esperimento. Le sagome sfocate e impersonali degli spiriti di casa Miller, mai inquadrate da vicino proprio per non dar loro mai del tutto vita, non sono che ombre senz’anima né sentimenti, condannate a vagare in eterno con l’assillo di ciò che li ossessionava nel mondo dei vivi.
I partecipanti al crudo reality ideato da un regista sciocco ed esaltato, così come i loro vicini zoticoni, invece, provano e combattono emozioni vivide e intense, e si presume continueranno a farlo, per quanto ancora gli resta.
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