Un viaggio intenso tra desideri, timori e speranze inattese degli adolescenti che vivono nelle zone più fragili d’Italia, dove ogni giorno combattono per costruire un domani più sereno e più libero

Famiglia, amicizia e equilibrio personale guidano la bussola emotiva dei ragazzi italiani, che mettono questi valori al vertice della loro personale scala delle “cose che contano davvero”. Questa generazione parla d’affetto in un periodo agitato dai conflitti, cerca rapporti autentici mentre si muove nel vasto universo digitale, e coltiva ideali robusti dietro cui, però, si annida un disagio profondo che coinvolge soprattutto chi cresce nelle periferie e nei quartieri più provati del Paese.

Due strade che si allontanano

L’indagine promossa da Con i Bambini insieme all’Istituto Demopolis per la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia del 20 novembre delinea un Paese diviso in due scenari. Un terzo degli adolescenti osserva l’avvenire con pessimismo, mentre nelle aree più fragili questa percentuale raggiunge il 43%. Le difficoltà non derivano solo dalla scarsità di spazi ricreativi o servizi pubblici: il vero prezzo lo paga la fiducia, “rubata un po’ alla volta”.
Gli adolescenti che vivono nelle zone periferiche giudicano adeguate le possibilità di incontrare i coetanei solo nel 36% dei casi, contro il 61% dei ragazzi che abitano in contesti meno problematici. Questa forbice di 25 punti pesa moltissimo sulla loro crescita emotiva e sociale.

Una generazione che vive chiusa in casa

Quasi sette adolescenti su dieci trascorrono il tempo libero tra le mura domestiche. Il 72% non partecipa ad attività musicali, artistiche o teatrali, mentre oltre un terzo non pratica nessuno sport, con un picco del 48% tra le ragazze. Nelle zone più difficili, la partecipazione alle attività extra-scolastiche precipita di oltre 30 punti rispetto ad altre aree.
«La struttura del contesto urbano influisce parecchio», sottolinea Pietro Vento, direttore di Demopolis. Le città italiane infatti non offrono spazi pensati per i più giovani: meno della metà degli intervistati valuta positivamente parchi, scuole, impianti sportivi e trasporti pubblici. Quando entrano in gioco sicurezza urbana, qualità dell’aria e servizi sociali, gli apprezzamenti scendono sotto il 30%.

Timori che segnano le giornate

Il 43% degli adolescenti teme per la propria incolumità quando esce di casa: molestie, violenze e bullismo restano tra le paure più ricorrenti. Nelle periferie questo dato sale al 59%, e tra le ragazze raggiunge il 63%. I genitori mostrano una preoccupazione ancora più forte: il 77% teme per i figli.
Curiosamente, mentre il 46% degli adulti percepisce una crescita continua della violenza giovanile, solo il 26% degli adolescenti condivide questa impressione.

Cosa desiderano davvero i ragazzi

Quando immaginano un miglioramento del proprio quartiere, i giovani mostrano un sorprendente realismo: chiedono spazi dove incontrare gli amici (44%), più pulizia (43%) e maggiore sicurezza (40%). Nessuna richiesta fantasiosa: solo condizioni minime per vivere con serenità.
Le angosce principali riguardano il domani (55%), seguite dalla salute fisica e mentale (37%), un tema che resta centrale dopo il Covid. I conflitti globali occupano il 32% delle preoccupazioni.

Ambizioni e sogni che resistono

Nonostante tutto, i sogni non svaniscono. Quasi un quarto degli adolescenti delle periferie desidera lavorare come medico o nelle professioni sanitarie; il 18% sogna di diventare influencer o creator; l’11% pensa alle forze dell’ordine o alla scuola.
Quando guardano avanti, il 74% vuole soprattutto “stare bene con se stessi”. Sei su dieci desiderano una situazione economica stabile, il 58% una realizzazione professionale soddisfacente e il 55% una buona salute.

Il ruolo della comunità cambia davvero

Un segnale positivo arriva dall’opinione pubblica: l’81% degli italiani riconosce che la crescita dei minori riguarda l’intera comunità. Nel 2019 questa consapevolezza toccava appena il 46%. Una variazione di 35 punti che racconta una nuova maturità collettiva.
Anche la conoscenza della povertà educativa cresce: oltre l’80% degli italiani ne ha sentito parlare, contro il 46% di qualche anno fa. L’85% considera fondamentali gli interventi per contrastarla.

Lo sguardo degli adulti

Tra le preoccupazioni degli adulti spicca la dipendenza da internet, smartphone e tablet (86%). Seguono la violenza giovanile (74%), il bullismo (71%), il deterioramento del linguaggio (66%) e l’uso di alcol o droghe (64%).
La sfida più grande però riguarda la fiducia. I contesti difficili la consumano ogni giorno, e il 73% dei genitori si dichiara pessimista per il futuro dei propri figli, segnalando una difficoltà nel trasmettere esempi di speranza e di coraggio alle nuove generazioni.

A cura di Tiziana Cialdea