Trasformazione digitale: perché l’Italia resta indietro
Con il PNRR e il piano Italia Digitale 2026, la Pubblica Amministrazione accelera sulla modernizzazione dei servizi. Ma il vero…
Con il PNRR e il piano Italia Digitale 2026, la Pubblica Amministrazione accelera sulla modernizzazione dei servizi. Ma il vero salto passa da competenze, sicurezza e cultura dell’innovazione.
La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione italiana è entrata in una fase cruciale. Dopo anni di ritardi e sperimentazioni, gli investimenti legati al PNRR e al piano Italia Digitale 2026 stanno imprimendo un’accelerazione concreta alla modernizzazione dei servizi pubblici.
Oggi la sfida non è più soltanto digitalizzare documenti e procedure, ma costruire una macchina amministrativa interconnessa e centrata sui bisogni di cittadini e imprese.
Nel 2022 la spesa ICT della Pubblica Amministrazione ha superato i 7 miliardi di euro, con un incremento del 5,8% rispetto all’anno precedente. Tra il 2022 e il 2024, secondo i dati AgID, la crescita è proseguita con un trend medio del +5,2% annuo.
Dove vanno le risorse
Quasi metà dei fondi (49%) è destinata allo sviluppo di piattaforme digitali, il 20% alle infrastrutture, il 14% ai servizi online, l’8% ai dati e solo il 4% alla sicurezza informatica. Un segnale di squilibrio che impone maggiore attenzione ai rischi cyber, sempre più frequenti.
L’adozione del cloud è ormai diffusa: nel 2023 il 100% delle amministrazioni locali, il 95% delle Regioni e l’89% delle amministrazioni centrali utilizzano soluzioni cloud. Cresce anche la gestione digitale degli incassi, passata dal 56,4% del 2018 al 70% nel 2022, mentre la digitalizzazione delle gare d’appalto ha raggiunto il 53,6% e quella dei concorsi pubblici il 23,5%.
Anche i cittadini si avvicinano ai servizi digitali: il 41,2% degli italiani utilizza strumenti online per accedere ai servizi pubblici.
Il ritardo europeo e il piano 2026
Nonostante i progressi, l’Italia resta in ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Nel Rapporto e-Government delle Nazioni Unite 2024, il nostro Paese è sceso al 51° posto (dal 37° del 2022), tra gli ultimi in Europa per digitalizzazione dei servizi pubblici.
Il piano Italia Digitale 2026 prevede investimenti significativi per colmare il divario: 900 milioni di euro per la migrazione al cloud e la razionalizzazione dei data center pubblici, e 1 miliardo di euro per accompagnare le amministrazioni centrali e locali nella transizione digitale.
Sicurezza e cyberresilienza
La digitalizzazione deve però essere accompagnata da una forte protezione dei dati sensibili. Secondo l’ENISA, nel 2025 gli incidenti di cybersicurezza nella Pubblica Amministrazione sono aumentati del 19,2% su base annua. L’Italia è al secondo posto in Europa per numero di attacchi alla PA (26,3%), subito dopo la Francia. Gli enti regionali risultano i più colpiti (24,4%), seguiti dagli enti centrali (15,1%).
Zenita Group e la trasformazione digitale
In questo contesto, cresce il ruolo di realtà italiane come Zenita Group, polo tecnologico che integra sei aziende (Maticmind, Page Europa, Recrytera, SIO, SIND ed Engine) specializzate in infrastrutture ICT, cybersecurity, mobilità intelligente e digitalizzazione dei processi pubblici.
«Il valore della trasformazione digitale non sta solo nel trasferire processi su nuove piattaforme, ma nel ripensare il modo in cui i dati vengono gestiti, condivisi e protetti», sottolinea Lorenzo Forina, CEO di Zenita Group. «Il nostro impegno è aiutare la Pubblica Amministrazione a costruire un’infrastruttura digitale nazionale solida e sicura, basata su tecnologie proprietarie, competenze italiane e una visione di lungo periodo».
Grazie a un approccio basato su architetture interoperabili, data governance avanzata e sistemi di prevenzione delle minacce cyber, Zenita offre soluzioni integrate “end to end” capaci di gestire, proteggere e valorizzare i dati pubblici, garantendo efficienza, resilienza e sicurezza.
Conclusione
La digitalizzazione della PA è ormai un percorso in pieno sviluppo, sostenuto da investimenti importanti e da una crescente consapevolezza pubblica. Ma, come sottolinea Forina, «perché la trasformazione tecnologica generi valore reale, è fondamentale accompagnarla con una visione strategica, competenze adeguate e una cultura dell’innovazione diffusa a ogni livello dell’amministrazione».
A cura della redazione