Patrick Schwarzenegger: non pensate che mi manda mio padre
Il figlio di Terminator è il nuovo volto di Hollywood e si gode il successo di White Lotus Interpreta una…
Il figlio di Terminator è il nuovo volto di Hollywood e si gode il successo di White Lotus
Interpreta una decine di film, ma il successo arriva con le serie tv, come The Staircase, Scream Queens e White Lotus, per cui lo hanno riconfermato per la terza stagione (in onda su Sky), grande successo mondiale, in cui è Saxon Ratliff, un ragazzo timido e impacciato che soffre per amore. Non esattamente un ruolo da Arnold, anche e con lui condivide una forte ambizione per sfondare e la passione per le belle donne: la scorsa estate ha sposato la modella statunitense Abby Champion.
Il fiuto per gli affari e la critica
E ha anche il pallino per l’imprenditoria: laureato in economia, Patrick ha aperto a 25 anni una fortunata catena di ristoranti. Sua madre ha detto di lui: “Questo ragazzo diventerà un genio degli affari”. Tuttavia il rampollo di casa pensa a cinema. La sua interpretazione nella serie White Lotus non è passata inosservata: ha sorpreso molto positivamente tutta la critica, contribuendo al successo della serie, la migliore nella sua giovane carriera. Tanto che il padre recentemente ha dichiarato: “Ora tutti vengono da me in palestra e mi dicono: tuo figlio è fantastico!”. E ora Patrick rischia di essere associato a Saxon, timido, malizioso e romantico, come il padre è da sempre legato all’androide venuto dal futuro. Patrick da mesi campeggia persino sulle riviste austriache, impazzite per un nuovo divo mondiale con sangue austriaco, tanto da fare quasi invidia a babbo Arnold che non ricorda coì tante copertine.
L’ombra di un cognome pesante
La mela non cade mai lontano dall’albero: Patrick ha ammesso il vantaggio di portare tale cognome, ma poi anche gli svantaggi. “Alcuni ancora pensano che ho ottenuto la parte in White Lotus perché mia madre è Maria Shriver”, ha dichiarato Patrick, aggiungendo: “Mike White (regista della serie, ndr), era molto preoccupato per il peso del mio cognome: se mi avesse scelto, di cosa avrebbero pensato gli altri? E infatti è successo: la gente diceva che avevo ottenuto il ruolo grazie a mia madre e mio padre”. Patrick, all’inizio della carriera, ha pensato di usare uno pseudonimo, per vivere nell’ombra del successo dei genitori ma poi se ne è fregato. E lo stesso Arnold ha dichiarato di essere contento che il figlio abbia mantenuto il cognome di famiglia così da potersi prenderne un po’ di merito. L’attrice Jamie Lee Curtis (partner di Schwarzenegger nella pellicole campione d’incassi True Lies), ebbe il medesimo problema all’inizio della carriera, poi si liberò anche lei delle accuse di nepotismo.
La scena di nudo che imbarazza papà Arnold
C’è anche un fatto divertente: intervistati dalla rivista Variety, Patrick e Arnold hanno ricordato quando il padre vide un episodio di White Lotus, in cui il figlio appare completamente nudo, mostrando con generosità le sue pubenda. “Ti sto guardando in tv vedo il tuo sedere che spunta fuori. E all’improvviso, vedo il pisellino”, ha detto Arnold, “Cosa sta succedendo? È pazzesco. Poi mi sono detto: ‘Beh, Arnold, anche tu hai fatto la stessa cosa nei film Conan e Terminator, quindi non lamentarti. Patrick sta proprio seguendo le tue orme artistiche….’”.
L’ambizione di famiglia
Poi c’è l’ambizione ereditata dal padre che ha detto in proposito: “Quando sono arrivato in America, Clint Eastwood e Charles Bronson erano gli attori più pagati, con un milione di dollari a film. Mi sono detto: Devo farne parte. Alla fine ho guadagnato 30 milioni di dollari a film e ho superato raggiunto quei ragazzi”. E Patrick, per scimmiottare un po’ il babbo, e riportarlo a terra gli ha anche ricordato: “Però uno dei film per cui ti hanno pagato meno è stato Twins-Gemelli (con Danny DeVito, ndr)”, prendendosi in risposta che: “Non mi hanno pagato per niente! Ma il ruolo mi ha aiutato a liberarmi dei panni del cattivone”.
E così babbo Arnold spera che il figlio Patrick non rimanga intrappolato per sempre nel ruolo del romanticone Saxon.
A cura di Roberto Pellegrino